venerdì 14 febbraio 2014

La mano destra non sa quello che fa la... destra o sinistra?

Mentre attendiamo con ansia che si faccia il referendum tra i lavoratori per l'accordo firmato da cgil e cisl sul taglio del costo del lavoro nel Comune di Torino  ecco che le solerti segreterie  lanciano un allarme:
Comuni, è emergenza salario, senza risposte mobilitazione
Cgil, Cisl, Uil: è il caos, così si impoveriscono stipendi già troppo magri

Roma, 12 febbraio 2014
“Ci preoccupa la grave sottovalutazione del caos generatosi in molti 
Comuni italiani con il proliferare di vertenze sul salario accessorio 
dei dipendenti. In seguito alle ispezioni del Ministero dell'Economia, 
alcune amministrazioni, o perché sollecitate o per tutelarsi, hanno 
addirittura pensato di decurtare parte del salario accessorio o rivisto 
unilateralmente alcuni istituti contrattuali, penalizzando così i già 
magri salari di lavoratrici e lavoratori pesantemente colpiti da blocco 
pluriennale della contrattazione. Crediamo che il Governo debba 
intervenire e in fretta per evitare che le gravi difficoltà di bilancio 
degli enti vengano scaricate sui dipendenti”. Con una nota congiunta 
Rossana Dettori, Gianni Faverin e Giovanni Torluccio – rispettivamente 
Segretari Generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl – lanciano l'allarme 
sul salario di lavoratrici e lavoratori dei Comuni italiani.

“E' gravissimo – continuano i tre sindacalisti - che il costo della 
crisi dei bilanci comunali venga pagato dai lavoratori, in alcuni casi 
persino con la restituzione delle somme percepite o, come a esempio è 
avvenuto nel Comune di Vicenza, con la messa in mora dei lavoratori. 
Parliamo pur sempre di stipendi fermi dal 2010 e di un lavoro necessario 
per mantenere la coesione nelle nostre comunità locali, offrire servizi 
e far funzionare la macchina pubblica. Sottovalutare la situazione può 
portare a criticità ben più gravi”.

“Dal Veneto alla Campania la situazione precipita, mentre il Governo sta 
a guardare. Già  a fine gennaio abbiamo chiesto ai Ministri D'alia e 
Delrio di convocarci per affrontare la situazione.
 
 E' evidente – concludono Dettori, Faverin e Torluccio - che in assenza di una 
soluzione tempestiva, le tante vertenze locali aperte troveranno una 
dimensione nazionale e verranno ricondotte a una mobilitazione in difesa 
del salario e dei servizi offerti dai Comuni, oggi a rischio a causa di 
un'intollerabile indifferenza”.

ALLELUIA!!! Finalmente se ne sono accorti!!!
 
 
 
 
lavoratricielavoratori incomunedisaccordo VOTA NO AL REFERENDUM se ci sarà...

venerdì 31 gennaio 2014

LEZIONE SPAGNOLA!!!!

LA MAREA BLANCA HA VINTO: il 27 gennaio 2014 il presidente Ignacio Gonzalez ha annunciato la sua sconfitta. Con tono triste e dispiaciuto ha comunicato in una conferenza stampa due notizie: il ritiro del piano di privatizzazione di ospedali pubblici e centri sanitari; le dimissioni del ministro della sanità Fernandez Fuenlabrada. Dopo 15 mesi di scioperi, raccolte firme, occupazioni di ospedali e centri, manifestazioni e consultazioni. Marea Blanca ha vinto, sia pure con qualche ombra. La vittoria è il frutto della mobilitazione unitaria di lavoratrici e lavoratori e utenti.  La lotta continua per l’abrogazione di leggi che hanno escluso dal sistema nazionale 840 mila persone e contro nuovi tentativi di privatizzazione.
L’articolo per intero si può leggere sul sito di communianet.org  
 
LA DOMANDA SORGE SPONTANEA:
COSA STIAMO ASPETTANDO , NOI ITALIANI?
 
ST

martedì 24 dicembre 2013

Gli Auguri al Sindaco 2013 da ECOPOLIS

Pubblichiamo la lettera di auguri che l'associazione ECOPOLIS ha inviato al nostro sindaco Fassino, condividendone i contenuti e gli auspici.


Caro Sindaco Fassino,

noi ambientalisti abbiamo avuto il privilegio di un affaccio storico sullo svuotamento del Comune.
Era il 1993, secondo una periodizzazione condivisa, con l'avvento della giunta Castellani1, quale riconoscimento del peso del politecnico nella oligarchia cittadina.

Nel 1992 era iniziato nel nostro Paese lo smantellamento della res publica. Per far fronte alla crisi della lira.
La prima vittima è stata l'industria, a vantaggio di élite straniere ed italiane, ed è stato l'inizio della deindustrializzazione del Paese e del crollo del suo ruolo internazionale assoluto e relativamente alla catena del valore aggiunto.
Dal 1992 al 2002 il Tesoro gestì direttamente operazioni di privatizzazione per un controvalore di circa 66,6 miliardi di euro. A questa cifra vanno però aggiunte le privatizzazioni gestite dall’Iri (sempre sotto il coordinamento del Tesoro), per un controvalore di circa 56,4 miliardi di euro, le dismissioni realizzate dall’Eni (5,4 miliardi di euro) e la liquidazione dell’Efim (440 milioni di euro).

Alla deindustrializzazione si associava le delocalizzazione. Torino vedeva crescere i cd 'vuoti urbani' in gran parte in capo al Padrone della Città che iniziava una conversione a marce forzate dei terreni da destinazione industriale a commerciale e residenziale. In questo processo la Città ha avuto in parte il ruolo di acquirente, oltre a farsi carico di tutte le bonifiche che sarebbero spettate al privato.
Inoltre, coerentemente con il dettame della ideologia liberista per cui il pubblico ha un ruolo ancillare del privato, è iniziato uno sviluppo ipertrofico del settore cementiero -buchi e torri-. 
Il verde pubblico avrebbe potuto costituire un intralcio entrando in conflitto sulla destinazione d'uso delle aree, sia 'greenfield' che 'brownfiled' e perciò è stato lentamente atrofizzato in termini di risorse umane e finanziarie e assogettato al patrimonio.
Passando ad altre aree di politica ambientale, lo stato larvale e di facciata delle cd 'politiche della mobilità' dovevano accreditare la città come sensibile all'ambiente ma non disturbare gli interessi del Padrone. Analogalmente nel settore rifiuti dove il business dello smaltimento doveva essere sostenuto: nessuna strategia reale di riduzione, opacità nella destinazione delle raccolte differenziate e rachitismo del settore del riciclo destinato a palati radical shic.
La funzione pubblica di facilitatore di strategie opposte e in spregio alla agenda 21 (uscita nel 1992 del Summit ONU su ambiente e sviluppo) di cui l'ufficio propaganda della città si faceva schermo riceve nel 1997 un importante impulso dalla cd legge Bassanini (altrimenti conosciute come leggi sulla semplificazione amministrativa): la legge 15 marzo 1997, n. 59, recante Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa.
Essa  imponeva in particolare due principi:
  • la semplificazione delle procedure amministrative e dei vincoli burocratici alle attività private;
  • il federalismo amministrativo, cioè il perseguimento del massimo decentramento realizzabile con legge ordinaria, senza modifiche costituzionali

Questa legge ha segnato tombalmente il passaggio dai comuni alle signorie.
Essa ha consentito tre risultati:
- svuotare il consiglio comunale di qualsiasi ruolo decisionale a favore di altre sedi
- sostituire l'iter democratico e politico delle delibere con un iter burocratico ma ugualmente politico delle determine dirigenziali
- consentire di trasformare in un vuoto teatrino la relazione degli amministratori con i cittadini

La calamità olimpica -che miete vittime in ogni luogo dove si svolge- a Torino si è sommata agli effetti della cd crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008.
La mannaia dal 2011 cala su un altro pezzo della res publica: gli immobili, le aziende ex municipalizzate –energia, rifiuti, acqua, trasporti- già passate in aziende pubbliche di diritto privato, i servizi educativi, i servizi socio assistenziali. La cultura è stata ampiamente inghiottita in fondazioni controllate politicamente dal pd.

L’acrobazia per legittimare e far digerire questo attacco ai diritti  universali conquistati da un secolo di lotte si chiama ‘governance’: governare senza gestire, salvo poi, di fronte al fallimento intrinseco della formula –che ha visto la complicità del cd Terzo Settore fatto di cooperative di area pd e cattolica- destinare a mano privata.
Il 2012 vede un accelerazione di questo passaggio.
La Città vende. Ma chi compra?
 Il patrimonio è in mano principalmente a Prelios, Real Estate Asset Management SGR S.p.A. (REAM  SGR) e … Cassa Depositi e Prestiti che si è impegnata ad acquistare in tutta Italia il patrimonio che le immobiliari non riescono a piazzare o perchè di scarso pregio o perchè -ancora- troppo costoso.
Le ex municipalizzate  finora sono nella pancia di Iren (nel cui cda siede Tom De Alessandri) che ha un debito di 4,3 miliardi e un utile netto dopo le tasse di 110 milioni
I servizi educativi e socio assistenziali sono passati a Cooperative rosse e di Compagnia delle opere. Ma nel settore c’è anche De Benedetti.
Non basta.  Per rientrare del debito pubblico anche Torino si avvale infatti di Cassa Depositi e Prestiti.
Ricordiamo che due sindaci di Torino vi sono entrati: Chiamparino come presidente della Compagnia di Sanpaolo e Fassino come componente del CDA. Oltre a Saitta in rappresentanza della Unione province italiane.
In questo modo CDP ha cambiato natura: da struttura di finanziamento del pubblico a coautore della sua distruzione. In questo modo CDP inzeppa il portafoglio di passività (tra gli altri CDP ha in pancia Fintecna, nata nel 1993 con il compito di ristrutturare le attività dei settori delle costruzioni, dell'ingegneria civile e impiantistica facenti capo all'IRI, nel 2002 la incorpora; in Cdp Reti, oltre al 30 per cento di Snam, anche del 29,9 per cento di Terna; CDP compra anche obbligazioni in cui sono cartolarizzati i crediti che le banche vantano verso le PMI).

E’ di questi giorni la notizia che il Comune di Torino vende alla Cassa depositi e prestiti un basso fabbricato in Via Riberi 6 (angolo Via Gaudenzio Ferrari), adiacente alla Mole Antonelliana. Fa, cioè, una privatizzazione casereccia. Tutta l’operazione si sviluppa in casa pubblica. Un soggetto pubblico (il Comune) cede ad un altro soggetto pubblico (la Cassa depositi e prestiti) un bene pubblico. L’acquirente (la Cassa depositi e prestiti) paga l’acquisto con denaro pubblico.

C’è chi l’ha già soprannominata Immobiliare Bassanini, dal nome del presidente della Cassa Depositi e Prestiti (nonché marito di Linda Lanzillotta), l’ente controllato dal Tesoro che si sta comprando mezza Torino. Nelle ultime settimane la Cdp ha acquistato da Palazzo Civico due immobili di valore che il Comune non era riuscito a vendere, con aste andate deserte: la comando dei vigili del fuoco in corso Regina Margherita e l’ex sede dello Csea in via Bardonecchia, mentre l’operazione legata a via Riberi – lo stabile adiacente alla Mole che tanto fece discutere nel 2011 – per ora risulterebbe congelata. Dalla Provincia, invece, la Cassa Depositi e Prestiti ha recentemente acquistato per 30 milioni la sede di via Lanza valutata 34 milioni che da anni tentava inutilmente di vendere.
Con questo sistema si perdono un po’ di risorse per strada; un esempio su tutti è quello dell’immobile ex Csea di via Bardonecchia: quando è stato messo all’asta la prima volta era stato valutato 4,1 milioni, a due mesi di distanza è stato ceduto a 3,2. Ancor peggio è andata con la caserma dei vigili: si partiva da una base d'asta di 8,6 milioni, nelle casse del Comune ne sono finiti 3,5.

Potremmo anche ricordare che il 18 novembre si è aperto il percorso per realizzare  un grande centro congressi sull’area un tempo occupata dagli stabilimenti Westinghouse, in via Paolo Borsellino: si tratta dell’appezzamento di terreno, proprietà del Comune, dove era stato un tempo previsto l’insediamento di una grande biblioteca, la “Bellini”. Progetto oggi abbandonato in favore di nuove opzioni (è dei giorni scorsi una mozione del Consiglio comunale che indica in Torino Esposizioni una possibile nuova sede per la biblioteca civica centrale), mentre per l’ampio spazio di via Borsellino di profila appunto un futuro di congressi e servizi.
 Il Consiglio comunale è ora chiamato ad approvare le linee guida per predisporre il bando pubblico per l’assegnazione del diritto di superficie (per 99 anni) e per la successiva convenzione tra aggiudicatario e Comune: la base d’asta è indicata in 16,7 milioni di euro, ovvero 417 euro e 65 cent al metro quadro.
23 milioni di euro era già costato il solo progetto della biblioteca affidato a Mario Bellini.

Potremmo anche ricordare che sono previsti altri centri commerciali: nelle aree ex Diatto, ex Westinghouse, Combi-Sisport, Falchera, produttrici di ulteriore deserto urbano con la cancellazione del commercio su strada e connesso aumento del rischio sociale.
Che l’area verde ‘Artiglieri da montagna’ diventa verde su soletta, che il passante ferroviario non è ancora partito e che il rifacimento di superficie  è ancora da fare.
Che l’inceneritore ha avuto diversi fermi e non c’è informazione sui rilasci in atmosfera.
Che GTT –nella sua parte che porta reddito: parcheggi e strisce blu- non è ancora stata piazzata solo perché le varie ACI aspettano che il prezzo si abbassi.

Che sul versante sociale solo il 37% della popolazione nei 0-3 anni accede a nidi: 4500 in strutture pubbliche e già 2800 in strutture private.

Che la galassia della cultura su 70 milioni di contributi ne conta 27 dal Comune di cui 20 milioni in conto capitale –vendita di beni comunali e valorizzazioni. I beni cartolarizzati consentono di chiedere prestiti alle banche e quindi alimentano il debito. E’ di questi giorni la trovata di girare alle fondazioni direttamente gli immobili in vendita!

Potremmo cercare di dimostrare che l’affidamento al privato e alle fondazioni è inefficiente se comparato al servizio pubblico diretto, sia in termini economici che di qualità del servizio e che potrebbe configurarsi un danno erariale.

Ma ormai la maschera è stata gettata: rispetto alla concezione del ruolo dell’amministratore pubblico c’è uno scarto culturale prima che politico incolmabile.  Per colui che –ancora- riveste i panni dell’amministratore pubblico’ è sovranamente irrilevante la qualità dei servizi e l’efficienza del servizio: sarà il privato ad occuparsene.
Da amministratori a liquidatori. L’amministratore pubblico non è più l’amministratore della cosa pubblica.
E’ in atto la transizione verso uno Stato irresponsabile dell’interesse generale e del bene comune. E a questo scopo serve la distruzione della Costituzione in atto da 10 anni (il riferimento temporale è all’infame legge biagi che attacca al cuore il diritto del lavoro).
E’ in atto il suicidio del Comune che, terminata la svendita semplicemente chiuderà i battenti mentre gli amministratori che meglio si saranno distinti si riciclano –come ben si vede- nei consigli di amministrazione dei gestori dei servizi.

Ci congratuliamo con il Sindaco per la franchezza e con Vice sindaco per i funambolismi contabili.
Ci rimangono  l’indignazione e il radicale dissenso.

martedì 3 dicembre 2013

O’ SEGRETO ‘E PURCINE’!


Natale è ormai alle porte ma i regali non si fanno attendere: come nel segreto di Pulcinella, il referendum sull' accordo "taglia-costo del lavoro" è stato spostato a data da destinarsi, possibilmente mai!
Noi lo avevamo sospettato fin da subito (v. ns primo volantino distribuito nelle assemblee) che molto probabilmente non ci sarebbe stata l’ intenzione di chiamare i lavoratori ad esprimersi sul da farsi a meno che non si fosse stati più che certi del risultato.

Spostare la consultazione dei lavoratori dopo la fine dell’ anno e della chiusura di bilancio significa infischiar sene di loro: intanto voci di corridoio insistono che nel bilancio del 2013 siano già stati calcolati i tagli del costo del lavoro come previsti nel preaccordo di luglio.

Le motivazioni per posticipare i referendum, sembrano più dei pretesti che delle ragioni, perché il referendum non tratta “…materie inerenti all’ attività sindacale…” ma le stesse politiche volute da una giunta di centro-sinistri (non è un refuso) che manda i suoi capi a dirigere banche, fondazioni.

Lavoratrici  lavoratori non lasciatevi abbindolare da queste pratiche meschine, tenere la testa e la memoria ben sveglia e ricordatevi, quando sarà il momento, di andare a votare al referendum e…
VOTARE NO!
Intanto consigliamo a tutti di discuterne in ogni luogo di lavoro affinché la voce dei lavoratori venga ascoltata, che il referendum si faccia, e che per essere originali……………………
vinca il no!

inComunedisaccordo

Non siamo solo noi...


Bisogna dare atto al C.S.A. di volere informare  i lavoratori e le lavoratrici del Comune di Torino attraverso dati oggettivi e non atti di fede.
Lungi da noi voler portare accoliti a cotal sindacato, bisogna comunque dire che i loro volantini offrono interessanti dati su cui riflettere.

Di seguito riporteremo tutti i dati estrapolati dal volantino di fine novembre: fate caso alle osservazioni ed alle conclusioni…non vi ricordano nessuno?
Sono argomenti già trattati sui nostri volantini e sul nostro blog quindi…

VOTA NO AL REFERENDUM!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Buona lettura!


- Il contratto nazionale è fermo dal 2007 .
- I servizi alla cittadinanza vengono tagliati e nei rimanenti servizi vengono aumentati i costi con nuove tasse per ripianare un debito che nessuno di chi lo subisce ha contratto.
- COSTO DEL PERSONALE dati rilevati da bilancio 2013 approvato il 27 Ottobre 2013 ha subito una riduzione di - € 37.000.000
La riduzione calcolata si riferisce ai tagli effettuati con gli accordi (24,935 milioni) più i risparmi dovuti ai licenziamenti (€12 milioni) una parte dei quali dovevano essere ridistribuiti ai dipendenti cosi come prevede art 17 c.5 CCNL 98/2001
- Il debito del comune ammonta a circa 3,5 miliardi  nessuno di chi lo ha contratto lo paga, anzi il sindaco che ha contribuito in maniera sostanziale a crearlo finisce per essere a capo di una delle banche con cui la città è a debito.
- le assunzioni erano già state concordate negli anni scorsi da precedenti accordi.